Page 14 - Almanacco_ITA_2015
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144AAFriCAlink utiliwww.fondazioneslowfood.comgiunto un livello esplosivo. Dal 1960 al 2010 la popolazione è passata da 280 milioni a più di un miliardo. Secondo le previsioni dell’Onu nel 2050 sarà più del doppio (2,4 miliardi) e a fine secolo sarà quattro volte tanto (4,2 miliardi). Ristrette élite di neoricchi si arricchi- scono sempre di più e, allo stesso tempo, cresce il numero delle perso- ne che soffrono la fame: negli ultimi 25 anni, sono passate da 175 milioni a più di 240. Il bacino di reclutamento ideale per gruppi estremisti che proliferano in tutto il continente: Boko Haram in Nige- ria, Al Shabab in Somalia, l’Isis in Egitto e Libia, Al Qaeda in Niger e Mali...Un laboRaToRio di ideepeR il fUTURoMa l’Africa è anche il laboratorio di un’altra idea di futuro. Ci sono comuni- tà che stanno ripartendo dal territorio, giovani pieni di energia e creatività che mettono insieme saperi tradizionali e nuove tecnologie e lavorano per tute- lare l’ambiente e valorizzare i prodotti locali, trasformandoli in strumento di riscatto sociale ed economico. Giovani che studiano, si laureano, fanno ma- ster (spesso all’estero) e poi tornano nei loro villaggi, per accompagnare le loro comunità.È questa la realtà che stiamo cercan- do di intercettare con i progetti di Slow Food. E sono questi i protagonisti dei 10.000 orti in Africa, dei 30 Presìdi afri- cani e delle reti di cuochi impegnati a valorizzare i produttori (come l’Alleanza Slow Food dei cuochi del Marocco). In Africa le attività di Slow Food si molti- plicano velocemente, di mese in mese, ma accanto ai nuovi orti, ai nuovi Pre- sìdi, ai prodotti dell’Arca (passati da 100 a oltre 200 in un anno), c’è un lavo- ro importante sui vecchi progetti, che crescono, si rafforzano e si evolvono. Un esempio di questa evoluzione è il la- voro realizzato in Mauritania, un paese sterminato, ma quasi completamente desertico, con 700 km di costa affac- ciata sui uno dei mari più pescosi delmondo. Nel 2006, il governo ha vendu- to all’Unione Europea i diritti di pesca in cambio di una riduzione del debito pubblico: una scelta dissennata, che ha compromesso il 50% degli stock di muggine. In questo quadro desolante, un Presidio ha tentato di salvare quel che resta della piccola pesca costiera, attraverso un prodotto trasformato dal- le donne: la bottarga di muggine.Il lavoro è partito proprio nel 2006, grazie alla collaborazione con l’Ong Mauritanie2000, che ha riunito più di 200 donne. In pochi anni si è passati da una situazione igienica drammati- ca a una filiera professionale, con la- boratori a norma in cui si produce e si confeziona una bottarga di alta qualità per il mercato locale e internazionale. Un percorso straordinario fatto grazie alla collaborazione dei produttori e dei tecnici di un Presidio italiano, la bottar- ga di Orbetello – che si sono messi a disposizione, sia visitando più volte la realtà mauritana, sia ospitando alcune donne africane in Toscana e lavorando fianco a fianco per diverse settimane. Per completare la filiera, però, mancava un ingrediente: il sale, che era acqui- stato in Spagna, perché quello locale – raccolto in condizioni igieniche pessi- me – era inutilizzabile. A questo punto sono entrati in gioco altri produttori di eccellenza, questa volta francesi: i sa- linari di Guerande, che sono diventati partner del Presidio, attraverso la loro fondazione (Univers-Sel). Nel 2014 un finanziamento europeo ha permesso di avviare un progetto per produrre in loco sale marino di qualità (Sa.Sal.No, acronimo di Saliculture solaire à Noua- dhibou). Nella Baie de l’Etoile, una zona a nord del porto di Nouadhibou che diventerà presto area marina protetta, sono state realizzate alcune vasche di raccolta e 50 produttori, perlopiù don- ne, hanno seguìto diversi corsi di for- mazione (in Mauritania, ma alcuni di loro anche in Francia, a Guerande). Un ma- nuale di produzione ha stabilito le regole per ottenere un prodotto puro, pulito e1AllMMAAnnAACCCCoo© ArCHivio Slow Food